Social o non social, la mia risposta è “non si può vivere di soli social”

“Funnel” tra attrazione fatale e fascino astratto e contemplativo
15 Giugno 2017
Overdose di sterilità delle menti protese all’asservimento della specie.
19 Giugno 2017

Social Si! Social No!

Volete sapere come la penso? Che in fondo il mondo intorno a noi è cambiato molto, ma noi, siamo sempre quelli là,  e facciamo molta fatica a cambiare, a seguire i ritmi del cambiamento.

L’adattamento ha creato degli squilibri che ogni tanto conviene riequilibrare.

E posso certificare che certe resistenze non sono da condannare in funzione di un trend che ci induce a farlo.

Certo “noi” non siamo quelli della Silicon Valley, siamo gente di provincia, siamo convinti assertori che intorno alla buona tavola si fanno i migliori affari e che un abbraccio, ogni tanto, è ancora più importante di un post.

Ho letto e soprattutto riletto tanto in questi mesi e ammetto che molte letture mi hanno fortemente condizionato.

Al punto che ho immaginato che fuori il mondo fosse come i più attenti osservatori dei nostri tempi volevano immaginare che fosse.

Non è così, e tutte le volte che la mitica batmobile mi porta a misurare la pressione dei miei simili, mi ritrovo nel passato a scoprire che le persone hanno ancora il bisogno ed il piacere di quel contatto di pelle, di quei sorrisi spontanei, e non di ah ah aha ah…, di parole che hanno un senso se ascolti il loro suono e se hai lo spazio tempo di verificarlo e che le nuove tecnologie, dal cellulare alla rete, hanno via via perso e forse dimenticato.

Dalla rete intanto arrivano segnali di sconforto.

Non tutti i principi deputati alla conquista delle menti altrui hanno il loro riscontro. Negli anni ’80 la conquista dell’etere ebbe certamente meno problemi e ne fummo testimoni attivi.

Qua e là, tra successi e fallimenti, arrivano segnali di fumo. Qualcuno sente il bisogno di sfogarsi di raccontare al mondo che lui è vero e che non sta mentendo.

La foga con la quale sostiene certi argomenti è simile a quella di un leone affamato che non riesce a trovare più prede dopo un’iniziazione che lasciava prevedere scorpacciate come se piovesse.

Qualche giorno fa ho conosciuto una ragazza che vive in uno di quei meravigliosi paesini delle nostre provincie che non ci sono più o che qualcuno mi ha detto che non ci sarebbero più state, e che neanche un terremoto riesce a cancellare.

Ed è proprio parlando con lei, guardandoci negli occhi, che ho compreso la volontà ed il desiderio di ringraziarmi per essere lì accanto a lei, alla sua gente, meravigliosa, con tutti i difetti di ieri e con tutta la rabbia di oggi, ma sempre e per sempre, meravigliosa.

Abbiamo costruito insieme alcune brevi sfaccettature del nostro futuro, il mio ed il suo, con la sintesi che il tempo ci offriva, ma con il desiderio, il desiderio vero, di trovare un senso al nostro incontro e con la soddisfazione di avere superato le barriere che le nuove tecnologie hanno elevato, nello stesso tempo in cui volevano abbatterle.

Abbiamo fatto business, quello vero, e cioè abbiamo fatto nascere un reciproco interesse, ci siamo incontrati davvero e tra noi, non c’era altro che il desiderio di confrontarsi, ma insieme scatenevamo un’energia molto più forte della rete, dei suoi codici e dei suoi algoritmi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *