Il dodicesimo comandamento: vietato intervistare il compare

Marketing, basta la parola e così nasce, si evolve e domina il Fuffa Marketing
29 Giugno 2017
Manipulator, le otto gabbie mentali per le nuove strategie commerciali
14 Luglio 2017

Il dodicesimo comandamento condanna senza scampo l’intervista tra compari.

Prima ancora di scriverlo so che questo articolo sarà infinito, non rispetterà i termini consentiti e scatenerà la crisi isterica della mia amata figlia digital Chiara e della mia intraprendente digital badante ad ore, Greta.

Ma a parte l’endemica predisposizione del mio essere prolisso, da qualche tempo ho una mission alla quale non posso derogare e cioè: “devo salvare un amico dal delirio dell’onnipotenza”.

A seguito dell’articolo “Fuffa Marketing” che se ben sponsorizzato avrebbe raggiunto oltre i 50.000 individui ed invece ne ha conquistati soltanto 7799, ho avuto modo di confrontarmi con due simpatici naviganti con i quali ho intrapreso un confronto interessante e che potrà essere molto utile a tutti coloro sono stati o sono tutt’ora in evidente stato di difficoltà.

E’ indispensabile però cominciare dall’inizio.

Gli ultimi dati sul fitness nazionale ci dicono che sono attive circa 8000 palestre, molte delle quali “palestrine” e cioè club che non superano i 500/600 mq. Non ho volutamente considerato, in questa analisi spiccia e sintetica, le sale comunali, parrocchiali, le bocciofile e gli stanzoni delle scuole medie ed elementari e bla bla bla.

Considerando che si supera di tremila unità, e forse più, la media europea, è conseguenziale dedurre che l’offerta supera la domanda.

Anche perché l’altro dato da prendere in considerazione ci colloca nella parte bassa della classifica continentale per popolazione dedita al fitness ed al benessere.

In questa condizione, certamente non ideale, del settore, qualcuno ha sparso la voce che i titolari di queste palestre o meglio “palestrine”, sono ottimi tecnici (bontà loro) e pessimi imprenditori.

Da queste semplici convinzioni si manifesta spontanea l’assistenza all’imprenditore che non c’è, e da qui si scatena la guerra tra consulenti per trasformare il consumo dell’ignoranza in produzione di ricchezza personale, a scapito di quei titolari infelici che un tempo soffrivano l’impossibilità a reperire informazioni, ed oggi sono obesi e circondati da un’overdose di bufale che si alimentano anche grazie alla rete che si presta, per natura, alla manipolazione del consenso.

L’articolo Fuffa Marketing presenta 11 comandamenti per riconoscere il cialtrone che ti vuole spillare denaro senza offrirti concretamente la soluzione dei problemi, ma innescando un gioco sottile che permette all’esaltato di valicare i limiti dell’etica professionale mostrando l’onnipotenza del suo ruolo. Rileggi il post per definire meglio il problema.

Un articolo provocatorio genera discussione ed è così che la rete mi permette di incontrare Valerio che non conosco, non è tra i miei amici e non ho amici in comune con lui. Valerio confonde i miei undici suggerimenti con il manifesto dell’allarmismo:

Valerio Sabbatini “Il presupposto perché questo manifesto dell’allarmismo abbia fondamento è che dall’altra parte ci sia un responsabile marketing impreparato e credulone, cosa ad oggi sempre più improbabile, in qualsiasi azienda di qualsiasi settore”.

E’ molto probabile che Valerio sia un marketer o qualcosa del genere…….

Ennio Tricomi Non conosci il settore di riferimento visto che le aziende di cui parlo chiudono i bilanci in perdita già da qualche anno ed il settore vanta un offerta che supera la domanda del 50% sulla media europea.

Valerio Sabbatini Quale settore di riferimento, quello del marketing? Non mi sembra di aver letto di aziende specifiche. Avevo capito che si trattava di un vademecum per i decision maker che cercano consulenze e agenzie di marketing. Per questo mi preoccupavo del fatto. L’allarmismo genera e alimenta la sfiducia. Ho un’agenzia che progetta e propone attività di marketing BTL a grandi aziende da 30 anni. Scusa dell’intervento, buon lavoro.

Ennio Tricomi intervento graditissimo ma qui parliamo di un settore specifico, quello dell’imprenditoria del fitness & wellness in particolare delle palestre. Buon Lavoro anche a te

Valerio Sabbatini Ahhhhhhh…. Scusa ancora… Non avevo proprio capito -_-
Certo che lo so che è un settore durissimo, asfittico… Per quanto la palestra sia un life-style molto diffuso sembra che la maggioranza degli operatori manchi di una visione industriale. Punterei di più sulla creatività (nell’offerta, nella gamma dei prodotti e servizi, nello studio degli ambienti) e nella tecnologia (cercando di offrire percorsi esperienziali, che creino relazione con l’attività sportiva). Il marketing virale è fondamentale nella comunicazione delle palestre e fitness centre, il media dei social è perfetto. Però ci vuole contenuto per avere una lead generation veramente interessante.
Ancora buon lavoro.

Avevo compreso fin da subito che Valerio fosse un analista esperto di marketing e apprezzo la sintesi pur devastante del settore di cui, per sua stessa ammissione, “gli operatori mancano di una visione industriale”. Che dire? La voce si è sparsa!

Ennio Tricomi Decisamente d’accordo con te

Però immediatamente dopo si scatena in me una sorta di reazione corporativa, il settore mi appartiene e lo voglio scuotere, svegliare non affossare, e non raccontarmi amico marketer che gli altri sono messi tanto meglio.

Ennio Tricomi E poi perchè confondere realismo con allarmismo? opinione con manifesto? Se sei convinto che lo stivale sia popolato da esperti di marketing con le palle, come mai le aziende chiudono ed i titolari si suicidano? Colpa della crisi? O del fatto che gli esperti di marketing in Italia siano una rarità in tutti i settori? O fai parte di quella categoria di persone che facendo ricorso ai contributi per solo eletti, non conosce lo stato becero in cui si trova l’imprenditoria nazionale?

E qui che arriva Giorgio e ricompone le carte.

Giorgio Donadini Ok! Il problema è risaputo. O forse no. Visto che ci cascano ancora in migliaia. Ma qual è la soluzione. Quali sono le 11 regole per definire un buon esperto marketing?

Ennio Tricomi La soluzione bisognerà chiederla al mercato e lui che detta e modifica le regole. In Italia Vanna Marchi è stata considerata per anni un grande talento del marketing prima che qualcuno decidesse di sbatterla in galera. I cravattari dei mutui subprime a stelle strisce erano considerati dei guerrieri invincibili prima del fallimento della Lehman Brothers….. cerchiamo di capire quello che non si deve fare e forse per esclusione torneremo all’etica del marketing (Philip Kotler docet).

Giorgio Donadini Senza scomodare i massimi sistemi, quali sono gli accorgimenti che bisognerebbe prendere per distinguere un cialtrone da una persona seria? Questa era la mia domanda. Si potrà pure stilare una piccola lista di poche regole utili

Ennio Tricomi Ciascuno si faccia la sua. Leggo delle minkiate che un Dostoevskij contemporaneo pubblicherebbe delle enciclopedie ma so che non è così per tutti.

La frase : “il mercato è grande e ce n’è per tutti” mi terrorizza!

Le banalità sono argomenti di coloro che non hanno nulla da dire.

La ripetitività delinea i confini del cialtrone di turno.

La sindrome del marchese del Grillo ti apre degli orizzonti infiniti sulla mancanza di soluzioni al problema.

L’etica del rapporto economico che instauri fin dal primo momento è alla base della chiarezza.

Non puoi proporti come consulente, raccontare al cliente che deve conoscere alla lettera i costi della sua azienda (banalità ancestrale) e disattendere proprio sui tuoi preventivi.

Non puoi continuare a nascondere la verità di una crisi persistente che ha determinato l’estinzione della domanda, scaricando la responsabilità sul cliente che a quel punto non è più cliente ma vittima dei falsi moventi del consulente.

Non puoi parlargli di risparmio e poi svuotargli la cassa con le tue parcelle.

Non puoi promettergli il rimborso se la consulenza è un fallimento e poi non rimborsargli i soldi che gli hai sottratto.

Se vuoi riconoscere un “markettaro” da un esperto di marketing hai vari modi per farlo ma se vuoi difenderti dal cialtrone di turno stabilisci di pagarlo dopo un anno e cioè quando si intravedono i segnali positivi di un lavoro realizzato con coscienza, etica e pragmaticità, magari aggiungendo alla parcella prestabilita un premio sui risultati ottenuti. Se non accetta c’è del marcio.

Ennio Tricomi ….e poi non tocchiamo l’argomento delle formule magiche per cui in tre ore tu diventi Sandokan.

Giorgio Donadini D’accordo su tutto ma non sul fatto che debba pagarti a risultati ottenuti. È un approccio inutile per il business. E dannoso per una persona che lavora onestamente. Piuttosto preferisco una formula tipo soddisfatto o rimborsato. Ma anche in questo caso si aprono scenari spesso non gestibili

Ennio Tricomi Ognuno ha la possibilità di farsi del male come vuole. Grazie per la condivisione concettuale ma il problema sta tutto lì. Se coloro che lavorano in un settore, qualunque sia, non partecipano attivamente alla salvaguardia dell’etica ed alla conoscenza, l’unica protezione si chiama “magistratura”. Prova a pensare quanta gente cade nel buco nero soltanto per ignoranza o per il semplice motivo che non riconosce il valore della fonte. Il problema non è nei ciarlatani che la sanno raccontare ma in quelli che ci credono.

Giorgio Donadini E su questo non posso che darti ragione. Il problema di fondo è proprio quello.

IL DODICESIMO COMANDAMENTO

Ed è sulla scia di questo confronto con persone conosciute attraverso la rete che ha origine l’articolo sui “minchioni in buona fede” pubblicato a poche ore dal Fuffa Marketing, ed anche a seguito di un ulteriore suggerimento: il dodicesimo comandamento.

Il dodicesimo comandamento recita così: “ Diffidate dei “compariche intervistano i “compari”.

Faranno domande fatue che servono per depistare. E’ un metodo dittatoriale che ha vergogna del confronto, che stimola il progetto arrogante dei prepotenti.

E’ deformazione professionale. Il compare non può intervistare il suo compare. Lo capite no!

In questo modo vile cercano di tenere al guinzaglio le vittime predestinate, si beano della loro presunzione. Perché invece non danno il microfono a quelli che hanno devastato, perché stendono un silenzio di tomba su quelli che hanno perso per strada e perché non si fanno intervistare pubblicamente dai perdenti?

Si chiama voyeurismo ed è parte del degrado sociale al quale dobbiamo contrapporci se vogliamo uscire dal tunnel umano e professionale e cambiare finalmente una volta per tutti.

Chiunque si pone come arbitro in materia di conoscenza è destinato a naufragare nella risata degli dei. (Albert Einstein)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *