Sempre per tenere la mente sveglia e non farsi soggiogare dalle lecornie bagnate dall’alcol delle festività, vi sottopongo un esercizio dettato da un prestigioso responsabile di programmi formativi nell’ambito della leadership e del team building, tal Graham Yemm, ai più sconosciuto, ma non certamente agli esperti del Financial Times, che hanno trasformato i suoi suggerimenti in una guida che raccomando a tutti quegli improvvisati, l’oceano dell’ignoranza è sempre più blu, che siano interessati a sviluppare adeguate strategie per rendere più efficace il lavoro del proprio team.
L’esercizio è molto semplice anche se pretende qualche minuto di riflessione:
“In quale stadio di sviluppo pensate si trovi il vostro team?”
Evitata la prostrazione, una volta che siete riusciti a dare una risposta sensata
alla prima domanda, chiedetevi:”Quali prove avete per arrivare a questa conclusione?”
E alfine considerando che la speranza è sempre l’ultima a morire:
” Cosa potete fare per aiutarlo a muoversi verso uno stadio superiore?”
Con un sforzo della memoria riuscirete a collocare i vari team ai quali avete partecipato, nel ruolo di manager o di componente del team stesso, ai diversi stadi che abbiamo elencato:
Forming
È il primo stadio, la condizione ideale per far si che il club manager confezioni l’uniforme da condottiero che indica ai vari componenti la direzione che si vuole intraprendere. E’ il momento della chiarezza e della pragmaticità.
Ogni membro del gruppo pretende l’individuazione di obiettivi inconfutabili. Desidera che il club manager sia nelle condizioni ideali per tracciare percorsi incontestabili e che a ciascuno di loro sia affidato un compito con responsabilità individuali precise, palesi e trasparenti.
Troppa carne al fuoco rischia di provocare dei mal di pancia che nel tempo si riverbereranno negativamente. Chiare ed efficaci spiegazioni sullo sviluppo dei processi e sul metodo di lavoro al quale il team dovrà attenersi.
L’atmosfera che domina in questo primo stadio è di perplessità, una sorta di diffidenza coniata come una moneta a due facce: il timore di non aver compreso perfettamente l’indirizzo che il manager vuole dare al gruppo e la destabilizzazione rispetto al passato, condita con l’ansia di un’altra occasione perduta, l’ennesima.
Per cui l’atteggiamento è guardingo fino alla prova e riprova dei fatti e soprattutto fino al giorno in cui, i vari componenti del team, si sentiranno perfettamente a loro agio nel rapporto con i colleghi e con i compiti da eseguire.
Il club manager che non riuscirà a trasferire la propria disponibilità alla comprensione ed all’ascolto, che non sarà in grado di rendersi visibile e interessato all’espletamento dei vari ruoli, che non sarà in grado di trasmettere ammirazione per l’impegno, rispetto per il pregresso, comprensione per eventuali errori di interpretazione, fiducia, serenità e sicurezza, avrà fallito il proprio compito e difficilmente potrà recuperare la posizione all’interno dell’azienda.
Storming
E’ una sorta di trappola per manager che provoca spesso l’interruzione del processo di sviluppo. I vari componenti sono nella cosi detta fase di studio dove le relazioni tra colleghi e tra membri del team e club manager possono degenerare. Questo è lo stadio che raccoglie gli errori perpetuati nel Forming e che li rende di difficile soluzione. Le incomprensioni si trasformano in incomunicabilità, l’indifferenza in divergenza e all’interno del team si formano delle cricche che mirano alla destabilizzazione. L’errore che commettono i club manager poco astuti e in odore di fallimento, è quello di tentare di sopprimere questi movimenti spontanei e turbolenti provocando l’effetto contrario. Il club manager inesperto e poco perspicace non si rende conto che tutto ciò è già stato scritto ed è spontaneo quanto prevedibile ed infine necessario. Per diventare delle persone mature e consapevoli, bisogna passare attraverso degli stadi intermedi, che forgiano non solo il carattere delle persone ma anche l’intensità dei progetti e disegnano la via maestra per la conquista degli obiettivi.
Il sorgere di cricche destabilizzanti non è l’unica criticità dello Storming, la tempesta si può facilmente abbattere sulla figura del club manager che diventa bersaglio comune dove ciascuno scarica le proprie reazioni, preoccupazioni, frustrazioni, invidie, debolezze, delusioni, insoddisfazioni, paure di perdere le proprie posizioni, magari guadagnate in anni di costante ed ostinato lavoro.
In questi casi l’azione da sviluppare si chiama Tao.
Il Tao è ciò che induce il popolo a condividere lo stesso obiettivo del governante, al punto di non darsi pena di vita o di morte, pur di non deluderlo.
Il Tao è una strada, un sentiero, il modo in cui qualcosa funziona ed è anche il corso d’azione corretta da seguire, il modo in cui qualcosa dovrebbe essere fatto.
E’ un antica saggezza collettiva che risale a duemilatrecento anni fa quando nella regione corrispondente all’odierna Cina settentrionale, un gruppo di generali dette vita a questo pensiero strategico che si basava su una prospettiva radicalmente nuova in grado di portare alla vittoria senza combattere.
La manovra necessaria è quella di indirizzare l’attenzione dei vari componenti del team verso gli obiettivi, cercando di provocare in loro la consapevolezza di come contribuire alla loro conquista.
Una azione efficace in questo senso è l’organizzazione della performance, dell’evento in grado di mantenere la concentrazione e dove il club manager come il generale cinese aderisce a modelli a più ampio respiro.
Il ruolo del club manager è quello di un leader che deve sentire il dovere di incoraggiare i membri del proprio team ad andare avanti, a non mollare mai e ad avere sempre scolpito nello sguardo proiettato nel futuro, l’obiettivo comune da conquistare.
Norming
“Passata è la tempesta odo augelli far festa”. Questo verso di leopardiana memoria ci conduce ad uno stadio meno turbolento e più significativo. A questo punto della vicenda tutti i componenti del team che hanno seguito il club manager hanno una visione netta dei loro ruoli e delle loro responsabilità ed iniziano ad assumere un atteggiamento consapevole e proattivo verso gli obiettivi. Ciascun membro ha assorbito la certezza della sua identità all’interno del gruppo. E’ esponenzialmente aumentato il livello di appartenenza al team e di condivisione dei valori. Il club manager potrà in questa fase ridurre l’atteggiamento che determina la superiorità del ruolo e da questo momento sarà più collega che motivatore in grado di delegare con maggior facilità.
Performing
E’ lo stadio della razionalizzazione delle cose. Tutti hanno compreso i loro compiti e sanno perfettamente cosa fare e come fare. Sono tutti protesi verso gli obiettivi, l’ambiente è più sereno e le eventuali criticità saranno gestite con grande serenità e solidarietà da parte di tutti. Il club manager sviluppa gli aggiornamenti offrendo opportunità di miglioramenti e consigli e suggerimenti.
Adjourning
E’ la fase del rinnovamento e dell’innovazione. Il team ha raggiunto i suoi obiettivi e con l’arrivo di nuovi membri e di nuovi progetti si inizieranno altre avventure facendo tesoro delle esperienze appena vissute. Per il club manager è il momento delle riflessioni e del raccolto delle esperienze passate per cominciare un’altra impresa con altre persone e nuovi obiettivi.