Behavioural targeting ovvero la pubblicità comportamentale è una tecnica utilizzata nel marketing e soprattutto nel web marketing per aumentare l’incisività di una campagna pubblicitaria.
La pubblicità comportamentale si basa su informazioni che riguardano il comportamento dell’utente. Una volta che entriamo in possesso dei dati sarà possibile destinare la pubblicità su prodotti o servizi richiesti dall’utente. Il gioco è semplice ed ha origini antiche ma è grazie ad internet ed al progresso tecnologico che la pubblicità comportamentale ha trovato la sua maturità esplosiva.
Tutto questo però deve fare i conti con la privacy e nell’immediato futuro con il nuovo regolamento europeo GDPR, visto che non sarà più possibile profilare l’utente nelle sue personalissime consuetudini di consumatori abituali.
Da questo momento l’utente si potrà appellare al diritto di ricevere una informativa sul trattamento dei dati personali e di dare o meno il suo consenso.
Poi anche la jungla farà la sua parte e nell’illegalità accuratamente celata si svilupperanno le varie strategie per aggirare il problema, tanto è vero che negli ultimi 5 anni solo il 15% del totale dei siti web ha fornito un’informativa corretta come previsto dalla Legge sulla privacy.
L’intelligenza artificiale ha il potere di identificare gli utenti dei social, riconoscerne i dati sensibili, per poi proporre loro prodotti e servizi di consumo.
Le più sofisticate tecniche di pubblicità comportamentale in grado di decifrare le emozioni dell’utente dovranno quindi fare i conti con il GDPR, il nuovo regolamento europeo sulla privacy, e nel paese di Pulcinella ed Arlecchino o se preferite nel paese di Di Maio e Salvini, abbiamo finalmente trovato l’avvocato difensore del povero utente, si chiama Giuseppe Conte e probabilmente sarà il nuovo presidente del consiglio.