Suonare al Piper era come vivere un sogno

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Suonare al Piper di Milano, di Viareggio o di Roma ai tempi era come vivere un sogno.

Respiravi la musica e sentivi nell’aria quel piacere indescrivibile di fare parte di un movimento che da lì in avanti avrebbe dato alle generazioni presenti e future un nuovo mondo tutto per noi, lontano da quello degli adulti dove esuberanza, eccesso, coraggio, sessualità, potevano finalmente essere vissute senza freni e senza controllo, grazie alla musica……

Suonavi per te stesso, suonavi per quelli che ballavano, che ti ascoltavano, che fumavano, che bevevano finalmente liberi….non facevi musica, vivevi la musica!

Qui dentro c’è tutto il piacere di una rivoluzione “fantozziana” se volete ma certamente meno becera di come oggi, gli artisti di domani, vivono le loro esperienze.

I talent televisivi per i loro protagonisti rappresenteranno la memoria esperenziale a cui si affideranno nel tempo per vivere da latitanti la musica come arte, come concezione di libertà e come mezzo per fare la rivoluzione culturale.

Le faccine belline, le voci intonate (non sempre), gli atteggiamenti allenati a strappare l’applauso, cosa hanno a che fare con le ore passate a comporre una canzone che ha origine dalla critica nei confronti del potere, dalla poesia che nasce da dentro e che si manifesta tramite la rabbia, la disperazione, la gioia, la sensualità.

Ma il potere non vuole che le nuove generazioni ascoltino messaggi blasfemi, il potere vuole il controllo ad oltranza dell’arte e dei suoi seguaci, il potere vuole far tacere per sempre la protesta e per questo si serve di qualsiasi mezzo possibile e di qualsiasi testimonial in vendita.

Che spazio avrebbero avuto Guccini, DeAndrè, Battiato, Battisti nei talent televisivi di oggi e Dylan, Hendrix, Morrison, Bono?

Non mi sento “vecchio” se tendo alla critica dei talent televisivi, ne superato, mi sento saggio e un pò male .

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